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Palermo, Iachini: "Sottoscrivo a pieno quanto detto da Sorrentino, dobbiamo rimanere umili e vogliosi di lavorare. Rispettiamo gli orobici ma voglio che la squadra abbia l'atteggiamento di sempre anche in trasferta"

di Gil Cusimano

Il tecnico del Palermo, Giuseppe Iachini, alla vigilia della trasferta di Bergamo contro l'Atalanta, è stato protagonista della consueta conferenza stampa della vigilia nella quale ha parlato, oltre della complicata gara contro gli orobici, dell'atteggiamento e della mentalità che pretende dai suoi ragazzi sottoscrivendo le parole spese da Stefano Sorrentino nella giornata di ieri, ecco quanto raccolto da TuttoPalermo.net: “Noi dobbiamo continuare come abbiamo fatto fino ad oggi, lavorando con serietà ed umiltà, pensando che ogni partita che arriva è quella più importante, preparandola al meglio e andando in campo concentrati, attenti, perché ovviamente in serie A non ci sono avversari facili. In ogni partita dobbiamo pensare a fare la migliore prestazione possibile per portare a casa punti. Queste sono cose che andando in là col tempo potremo valutare, quello che interessa oggi è dare continuità alle prestazioni e alla crescita per cercare di coniugarci i risultati. L’Atalanta ha anche un lavoro dietro, perché Colantuono è un allenatore bravo e ha quattro anni di lavoro con questa squadra, in questo ambiente. È un gruppo di giocatori che si conosce bene, lavorano insieme da quattro anni e ogni anno hanno inserito elementi di esperienza e qualità. Il Palermo è chiamato necessariamente a fare una grande partita in un ambiente difficile per portare a casa il risultato. Dovremo affrontarla con personalità, organizzazione e giusto spirito, perché ci sono tutte le difficoltà del caso. Dobbiamo prepararci bene, non a caso abbiamo voluto prepararla andando in ritiro un giorno prima, cercando di fare del nostro meglio. È quello che ho detto alla squadra sin dall’inizio della settimana e Stefano è stato bravo a riportarlo perché sono partite delicate. Un po’ come quando lo scorso anno siamo andati a Crotone all’ultima dell’anno, prima delle feste. Sono sempre partite delicate. Noi dal ritiro ad oggi abbiamo fatto un grande lavoro dal punto di vista della tenuta fisica e dell’intensità, non possiamo fare altrimenti. Siamo chiamati ancora a buttare in campo tutte le energie rimaste, sia fisiche che mentali che nervose, per cercare di fare una partita importante. Poi avremo modo di ricaricare le batterie e ripartire. Ci vuole anche a livello mentale qualcosa in più". Il tecnico ascolano si è poi soffermato sul lavoro svolto fino a questo punto della sua avventura rosanero, bacchettando la squadra in merito alla poca concretezza in zona goal e mostrandosi orgoglioso del percorso di recupero di Francesco Della Rocca che sta pian piano ritagliandosi il suo spazio: "Noi siamo una squadra che porta due attaccanti, due interni e due esterni a presidiare la trequarti e l’area di rigore avversaria quando va ad offendere. Chiaro che una volta che viene fatto questo, qualcosa possiamo anche concederla, però è un modo di attaccare nel quale non importa con quanti attaccanti giochi, ma con quanti uomini accompagni l’azione d’attacco. Soprattutto, non volendo dare punti di riferimento precisi con gli attaccanti, portiamo spesso gli esterni e i centrocampisti dentro l’area di rigore. Qualche volta possiamo rischiare ma più passano le giornate più stiamo ricercando quel particolare che può farci ancora migliorare. Dobbiamo però riconoscere che in qualche circostanza ci sono stati più errori individuali che di organizzazione di reparto, questi possono capitare. Li possiamo far noi, così come gli altri. C’è da dire anche che in serie A, dall’altra parte, trovi giocatori che in qualsiasi momento della partita ti possono andare a far saltare il banco con un gol o con una situazione di pericolo. Noi dobbiamo migliorare sul piano della concretezza, perché se crei dodici occasioni importanti e arriviamo in superiorità numerica negli ultimi venticinque metri come è successo a Torino è chiaro che bisogna essere più bravi nella lettura della scelta giusta. Sono cose che ti vanno a determinare la partita, anche sul piano psicologico. Quando inizio un lavoro penso ad iniziare da zero, portando col mio staff le mie metodologie di lavoro e una mentalità propositiva, vincente, per non accontentarci di poco. Quando siamo arrivati a Palermo volevamo riportare un gruppo a migliorare individualmente e collettivamente, ad avere un’organizzazione, una mentalità ed un’idea di gioco, oltre che riportare entusiasmo nei nostri tifosi. Penso che strada facendo hanno capito che il lavoro che si sta facendo è un lavoro importante, anche di valorizzazione dei giocatori. Continuiamo il nostro percorso confidando in una certezza: che il lavoro paga sempre. È successo altre volte in anni passati ed eravamo tranquilli che potesse succedere anche qui a Palermo, perché sapevamo di lavorare in un ambiente giusto, con un presidente che ha la stessa voglia di vincere nostra e che ama le persone che lavorano. Oggi è soddisfatto della squadra ma ancora non abbiamo fatto nulla. C’è ancora voglia di fare e di vincere. In passato non ho avuto modo e tempo di lavorare con una certa continuità. Ogni allenatore ha un suo percorso, in certi ambienti non è facile dare vita ad un progetto. Al Brescia sono andato via con la squadra salva e mi hanno richiamato dopo nove partite con la squadra ultima in classifica staccata di sette punti e a momenti ci salviamo. Tanti di quei ragazzi erano esordienti. A Siena sono arrivato con la squadra ultima e con sei punti di penalizzazione, dopo quindici giorni abbiamo venduto tredici giocatori per i problemi legati al Monte dei Paschi, eppure a momenti ci salvavamo. Ci siamo incontrati a Palermo, l’abbiamo vissuta insieme quella stagione, però il Palermo a gennaio li comprò i giocatori, noi li dovemmo vendere. Nonostante questo, con degli sconosciuti e con ragazzi pagati poco, nel girone di ritorno abbiamo fatto qualcosa di eccezionale. Io vado comunque avanti per la mia strada, convinto che il lavoro paghi. Magari non faccio cose che facevo dodici anni fa, la gavetta vale per tutti. Oggi mi sento più ricco e più pronto a portare avanti un certo tipo di progetto. Per quanto riguarda Delle Rocca,come per tutti i ragazzi, lo stiamo riportando in gruppo dopo un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per sei-sette mesi. È un giocatore che sta qui con noi e vogliamo rimetterlo in carreggiata per cercare di trarre qualcosa anche da lui sotto l’aspetto tecnico, tattico e fisico. Ci stiamo lavorando. È un interno di centrocampo, può giocare sia a tre che a due in mediana. Lui a Siena ha fatto entrambe le cose, adesso deve riprendere il suo cammino però è un ragazzo di qualità, vedremo più avanti cosa succederà. Tutti i giocatori che abbiamo sono i migliori al mondo e dobbiamo trarne il massimo, questa è la nostra filosofia".  Ultime battute sul recupero del capitano, Edgar Barreto, che molto probabilmente sarà presente nella sfida contro i neroazzuri, sulle ottime individualità della squadra di mister Stefano Colantuono e sull'importanza di Enzo Maresca, autentico valore aggiunto del centrocampo rosanero: "Dovrebbe. Ieri si è allenato, ha giocato una parte della partitella. Oggi abbiamo un altro allenamento, è rientrato col gruppo ma non diciamo nulla. Se sta bene gioca. Poi dopo vediamo. Non ci sono oggi i presupposti di rischio come è successo la scorsa settimana. Loro lì hanno alternato Gomez e D’Alessandro, due giocatori rapidi, o addirittura spostare Moralez a fare l’esterno per inserire Boakye o Bianchi. Sono cose che hanno fatto a volte a gara in corso, altre dall’inizio. Noi rispettiamo i nostri avversari, sappiamo che sono molto qualitativi, ma dovremo pensare a noi, a prescindere dai loro interpreti. Anche in casa abbiamo fatto ottime partite: con l’Inter, con la Lazio dove per sessanta minuti abbiamo tirato solo noi o col Sassuolo. Noi però non parliamo di partite in casa o fuori casa, per noi non vuol dire nulla. È solo una constatazione, magari lontano dai nostri tifosi sappiamo comunque di averli vicino. Non deve cambiare l’indole di una squadra, noi andiamo a fare la nostra partita sia in casa che fuori, con la nostra voglia di far gioco e con la nostra indole. A volte ci riusciamo meglio, a volte un po’ meno, ma fa parte della crescita del gruppo. Mi fa piacere che si faccia bene in trasferta ma noi andiamo avanti sempre su quel discorso, non ci tiriamo indietro su niente. Per mentalità, e i ragazzi lo sanno, non mi piace di parlare di partite in casa o fuori. Il Palermo deve andare in campo a fare la sua partita con personalità e con la voglia di fare più punti possibili, dal primo al novantacinquesimo minuto. Sempre. Allora lo devo far giocare sempre, speriamo vada bene (ride, ndr). Non siamo superstiziosi, però… Mi fa piacere per Enzo, però io ragiono da gruppo. Lui è un giocatore importante per il nostro gruppo, l’abbiamo preso lo scorso anno per le sue caratteristiche e siamo contenti per quello che sta facendo, che giochi o meno. È da valutare il fatto che anche quando ha giocato meno, la squadra ha comunque fatto delle buone gare. Magari non ha portato a casa i punti che meritava, ma le prestazioni sono state buone". Chiosa finale sul tema mercato e sull'imminente record personale degli otto risultati utili consecutivi che potrebbe centrare qualora i suoi ragzzi riuscissero ad uscire imbattuti dall' "Atleti azzuri d'Italia": "Una richiesta a Babbo Natale? Alla Befana, di ‘sti tempi. (ride, ndr.). Non li vedo i record. Mi interessano quelli del Palermo, della squadra, dei miei giocatori. Non ci faccio caso“.